lunedì 30 maggio 2011

La favola nera delle zingare rapitrici di bambini

di R.B.
Qualche anno l’Opera Nomadi ha chiesto al Ministero degli Interni quanti bambini risultassero rapiti dai Rom. Risposta ufficiale: nessuno. Eppure...

Una delle leggende “nere” su cui maggiormente i media di regime stanno costruendo il consenso intorno alle leggi razziali anti-rom è quella degli zingari rapitori di bambini che è una tragica riedizione nel nuovo millennio dell’antica favola medievale degli ebrei rapitori di bambini. Anche loro – secondo l’opinione pubblica e il senso comune fino a poco meno di un secolo fa – “rubavano i bambini”, quelli cristiani, per ucciderli e usare il loro sangue a scopo rituale. Questa leggenda nasce nel Medioevo. Il primo caso attestato risale al 1144, quando nella cittadina inglese di Norwich viene ritrovato il cadavere del piccolo William: le autorità locali accusano gli ebrei di aver rapito il ragazzo nel giorno di Pasqua, e di averlo crocifisso, secondo un macabro rituale consistente nel ripetere il martirio di Gesù Cristo. Mentre il corpo del piccolo William diventa oggetto di una vera e propria venerazione, l’accusa di rapimento di bambini – peraltro mai verificata – si diffonde presto in tutta Europa: episodi simili sono registrati pressoché ovunque, e danno vita a frequenti persecuzioni, espulsioni e violenze contro le comunità ebraiche. Nel XIII secolo, alla tradizionale accusa di rapimento di bambini si aggiunge un nuovo capo di imputazione: secondo le dicerie popolari – sostenute spesso da autorità religiose locali senza scrupoli – gli ebrei non solo rapiscono i bambini, non solo li uccidono, ma usano il loro sangue per pratiche liturgiche pasquali. Il mito dell’omicidio rituale diventa così accusa del sangue: giudici e inquisitori, chiamati a verificare la fondatezza delle dicerie sui “mostri ebrei”, non esitano, lungo tutta l’età moderna, a ricorrere alla tortura per estorcere la piena confessione degli imputati. Così, molti ebrei finiranno per far “mettere a verbale” accuse false e infamanti, che legittimeranno le successive condanne a morte.
La favola nera degli ebrei rapitori e mangiatori di bambini è stata una delle più potenti giustificazioni per tutte le persecuzioni e i pogrom antisemiti dall’inizio del XIV secolo alla Shoah del Novecento.
Oggi, mentre i fascisti bruciano i campi-nomadi con la complicità della polizia e delle TV che amplificano le loro gesta, le accuse contro gli zingari che rapiscono i bambini con disinvoltura rimbalzano dai più popolari programmi televisivi alle chiacchiere al bar. Di minori “rubati” dagli zingari, però, non c’è nessuna traccia negli archivi giudiziari. Secondo un’inchiesta recentemente pubblicata sul sito Carmilla on-line, «da fonti Reuter, e sulla base dei dati forniti dalla polizia di stato, i minori scomparsi in Italia nel periodo 1999-2004 (nella fascia dei minori di 10 anni) sono stati “portati via” da uno dei genitori per dissidi coniugali o, soprattutto nel caso di bambini stranieri, sono casi di bambini affidati dal Tribunale dei Minori a istituti, bambini che vengono “prelevati” da un genitore che si rende poi irreperibile assieme al figlio. Per quanto riguarda i minori di età tra i 10 e i 14 anni e tra i 15 e i 17 anni, prevalgono tra gli italiani i casi di ragazzi allontanatisi volontariamente da casa per dissidi familiari, mentre rimangono presenti tra gli stranieri le fughe, assieme a un genitore, dalle strutture in cui i minori sono affidati, in maniera coatta, dai Tribunali dei minori (in questi ultimi casi qualche romantico parlerebbe non di rapimento, ma di evasione, per intenderci)». I media, però, negli ultimi anni hanno trasformato in senso comune quello che prima era solo una becera leggenda urbana montando veri e propri “casi” intorno a presunte vicende di rapimenti – mai avvenuti – di bambini da parte di “zingari”.
Lecco 14 febbraio 2005 Il primo caso, famosissimo, fu tre anni fa quello delle “zingare di Lecco”. A Lecco, il 14 febbraio 2005, tre donne rumene vennero accusate di aver cercato di rapire un bambino: la mamma aveva dichiarato di aver sentito distintamente le parole “prendi bimbo, prendi bimbo”. Due delle tre ragazze Rom, difese da un avvocato d’ufficio, decisero di patteggiare la pena e vennero condannate “per sottrazione di minore”, ma la terza affrontò il processo e venne assolta, scagionata dalle testimonianze di tutti coloro che avevano assistito alla scena e che dichiararono in tribunale che era stata la “mamma lecchese” ad aggredire le tre ragazze appena queste si erano avvicinate per chiedere l’elemosina. I tg e i giornali fecero una gran cagnara intorno alla “condanna” delle prime due, ma tacquero scrupolosamente sull’assoluzione finale della terza. Altri casi simili avvennero il 25 aprile dello stesso anno a Carrara (dove il presunto rapitore – un invalido serbo – fu quasi linciato da un gruppo di facinorosi) e alcune settimane dopo a Firenze. In entrambi i casi le indagini si chiusero stabilendo che non vi era stato alcun tentativo di rapimento, ma i media che avevano dato il massimo risalto agli zingari “rapitori” fecero finire tra le notizie in breve gli zingari discolpati.

Anche nel luglio 2007 a Palermo una giovane donna rom è finita in carcere, accusata di aver tentato il rapimento di un bambino su una spiaggia. Dopo l’iniziale e consueto battage scandalistico di giornali e televisioni, il caso s‘è subito sgonfiato dopo che la principale testimone/accusatrice ha ammesso di non aver visto un tentato rapimento, ma soltanto di essere rimasta terrorizzata per la presenza della ragazza “zingara”.
L’accusa è stata così immediatamente ritirata dalla testimone e la donna Rom esce assolta dal processo: ma di questo i giornali non hanno parlato. L’ultimo caso riportato dalle cronaca è quello avvenuto nel maggio 2008 a Napoli nel quartiere di Ponticelli. Allora una giovane rom minorenne venne quasi linciata dopo essere stata accusata di aver tentato di rapire una neonata in un palazzo popolare. Dopo l’episodio, vi furono gli assalti contro i campi rom della periferia di Napoli e il Governo Berlusconi varò i primi decreti che sarebbero poi rientrati nel pacchetto-sicurezza. Recentemente, si è venuti a sapere che sia la madre che il nonno della piccola oggetto del presunto rapimenti ed anche molti di coloro che nei giorni seguenti avevano partecipato ai raid punitivi in realtà sarebbero legati ai clan camorristici che proprio nelle aree occupate dai campi rom colpiti dai pogrom.

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