lunedì 30 maggio 2011

ANARCHIA di emma goldman (parte 2)

Riferendosi al governo Americano, David Thoreau, il più grande anarchico americano, ha detto: "Il Governo,
cos’è se non una tradizione, sebbene recente, che cerca di trasmettersi inalterata ai posteri, ma che
perde in ogni fase la sua integrità; non ha la forza e la vitalità di un singolo essere umano. La legge non ha
mai reso nessun uomo neppure minimamente più giusto; e attraverso il rispetto delle leggi, anche chi è ben
disposto diventa quotidianamente un agente dell’ingiustizia".
Non c’è dubbio che la caratteristica principale del governo è l’ingiustizia. Con l’arroganza e l’autosufficienza
del Re che si considerava infallibile, i governi dispongono, giudicano, condannano e puniscono
anche le infrazioni più insignificanti, pur mantenendo il proprio potere attraverso la più grande di tutte le
infrazioni, l’annientamento della libertà individuale. Ouida ha dunque ragione, quando sostiene che "lo
Stato mira solo a instillare nel pubblico quelle qualità grazie alle quali si rispettano i suoi ordini e si riempiono
le sue casse. La sua maggiore conquista è la riduzione dell’umanità a un ingranaggio. Nella sua atmosfera
tutte quelle libertà più delicate e sottili, che richiedono particolare attenzione e uno spazio sempre maggiore,
inevitabilmente si inaridiscono e muoiono. Lo Stato ha bisogno di una macchina che paghi le tasse
senza alcun intoppo, di forzieri in cui non vi sia mai un deficit, e di un pubblico monotono, obbediente,
monocromatico, senza spirito, che si muova umilmente come un gregge di pecore lungo una strada lunga e
dritta tra due muri".
Eppure anche un gregge di pecore opporrebbe resistenza agli imbrogli dello Stato, se non fosse per i metodi
corrotti, tirannici e oppressivi che usa per raggiungere i suoi obiettivi. Quindi Bakunin ripudia lo Stato
quale sinonimo della resa della libertà dell’individuo o di piccole minoranze; la distruzione delle relazioni
sociali, la decurtazione o persino la completa negazione della vita stessa, per il proprio innalzamento. Lo
Stato è l’altare della libertà politica e, come l’altare religioso, viene mantenuto al fine di compiervi sacrifici
umani.
In realtà, è difficile trovare un pensatore moderno che non concordi che il governo, o l’autorità organizzata,
o lo Stato, sia necessario solo a mantenere o proteggere la proprietà e il monopolio. Si è dimostrato efficiente
solo nello svolgere quella funzione.
Anche George Bernard Shaw, che spera nel miracoloso dello Stato sotto il Fabiansimo, nonostante tutto ammette che "[lo Stato] attualmente è un’enorme macchina che deruba i poveri e li riduce in schiavitù con
la forza bruta". Se questo è vero, è difficile vedere perché mai l’astuto prefatore desideri difendere lo Stato
dopo che la povertà abbia smesso di esistere.
Sfortunatamente, ci sono ancora molte persone che continuano a credere nell’idea fatale che il governo si
poggi su leggi naturali, che mantenga l’ordine e l’armonia sociale, che riduca il crimine e che impedisca al
pigro di approfittarsi dei suoi simili. Esaminerò dunque queste credenze.
Una legge naturale è quel fattore nell’essere umano che si manifesta liberamente e spontaneamente senza
alcuna forza esterna, in armonia con i dettami della natura. Per esempio, il bisogno di cibo, di gratificazione
sessuale, di luce, di aria e di esercizio sono leggi di natura. Ma la loro espressione non ha alcun bisogno
della macchina governativa, non ha bisogno del manganello, della pistola, delle manette o della prigione.
Obbedire a tali leggi, se di obbedienza possiamo parlare, richiede solo spontaneità e libere opportunità. Che
i governi non si mantengano attraverso questi fattori armoniosi è dimostrato dal terribile dispiego di violenza,
forza e coercizione che tutti i governi usano per vivere. Blackstone ha quindi ragione quando dice,
"Le leggi umane sono invalide, perché sono contrarie alle leggi di natura".
A meno che non si tratti dell’ordine di Varsavia dopo il massacro di migliaia di persone, è difficile attribuire
ai governi qualunque capacità per l’ordine o l’armonia sociale. L’ordine che deriva dalla sottomissione e
che viene mantenuto attraverso il terrore non è una garanzia di sicurezza; eppure è l’unico "ordine" che i
governi abbiano mai mantenuto. La vera armonia sociale cresce spontaneamente dalla solidarietà degli
interessi. In una società in cui coloro che lavorano sempre non hanno mai niente, mentre coloro che non
lavorano mai hanno tutto, la solidarietà degli interessi è inesistente; l’armonia sociale non è dunque che un
mito. L’unico modo in cui l’autorità organizzata affronta questa grave situazione è attribuendo privilegi
ancora maggiori a coloro che hanno già monopolizzato la terra, e rendendo sempre più schiave le masse
diseredate. Quindi l’intero arsenale del governo - le leggi, la polizia, i soldati, le corti, la legislatura, le prigioni
- sono strenuamente impegnati nell’"armonizzare" gli elementi più antagonisti della società.
L’apologia più assurda dell’autorità e della legge è che servono a ridurre il crimine. A parte il fatto che lo
Stato è esso stesso il più grande dei criminali, infrangendo ogni legge scritta e naturale, rubando sotto
forma di tasse, uccidendo sotto forma di guerre e di pene capitali, è arrivato alla paralisi più completa nel
gestire il crimine. Ha fallito completamente nel distruggere o persino minimizzare l’orrendo flagello di sua
stessa creazione.
Il crimine non è altro che energia mal diretta. Fintanto che ogni istituzione odierna, economica, politica,
sociale e morale, cospira nel convogliare le energie umane nei canali sbagliati; fintanto che la maggior parte
delle persone è come pesci fuor d’acqua, facendo cose che odia fare, conducendo una vita che detesta, il
crimine sarà inevitabile, e tutte le leggi negli statuti possono solo aumentare, ma mai eliminare il crimine.
Che cosa sa la società, come esiste oggi, del processo della disperazione, degli orrori, della lotta spaventosa
che l’animo umano deve affrontare lungo il cammino che porta al crimine e al degrado? Chi conosce questo
terribile processo non può non vedere la verità contenuta in queste parole di Peter Kropotkin:
"Coloro che stanno in equilibrio tra i benefici così attribuiti alla legge e alle pene, e gli effetti degradanti di
questi ultimi sull’umanità; coloro che giudicheranno il torrente di depravazione riversato in giro nella
società umana dall’informatore, persino favorito dal Giudice, e pagato in denaro sonante dai governi, con il
pretesto di aiutare a smascherare il crimine; coloro che si recheranno tra le mura di una prigione e vedranno
cosa gli esseri umani diventano quando sono privati della libertà, quando sono soggetti alle cure di custodi
brutali, a parole dure e crudeli, a migliaia di umiliazioni brucianti, saranno d’accordo con noi che l’intero
apparato delle prigioni e delle pene è un abominio cui bisogna porre fine".
L’influenza deterrente della legge sull’uomo pigro è troppo assurda perché meriti di essere presa in considerazione.
Se solo alla società venissero risparmiati i costi e gli sprechi di mantenere una classe pigra, e i
costi altrettanto grandi necessari per proteggere questa classe, le tavole della società sarebbero coperte di
beni in abbondanza per tutti, incluso persino l’occasionale individuo pigro. Inoltre, è bene considerare che la pigrizia risulta da privilegi speciali o da anomalie fisiche e mentali. Il nostro attuale folle sistema di produzione
favorisce entrambe queste cose, e la cosa più sorprendente è che le persone abbiano affatto voglia
di lavorare. L’Anarchia mira a liberare il lavoro dalle sue componenti deprimenti e degradanti, della sua
monotonia e della sua coercizione. Mira a fare del lavoro uno strumento di gioia, di forza, di colore, di vera
armonia, così che anche i più poveri possano trovare nel lavoro ricreazione e speranza.
Per realizzare un tale arrangiamento sociale, bisogna eliminare il governo, con le sue misure ingiuste, arbitrarie
e repressive. Nel migliore di casi non ha imposto altro che un singolo stile di vita per tutti, senza
tenere conto della diversità e dei bisogni individuali e sociali. Nel distruggere i governi e le leggi scritte,
l’Anarchia propone di salvare il rispetto di sé e l’indipendenza dell’individuo dal vincolo e dall’invadenza
dell’autorità. Solo nella libertà l’uomo può crescere pienamente. Solo nella libertà imparerà a pensare e a
muoversi, e a dare il meglio di sé. Solo nella libertà si renderà conto della vera forza dei legami sociali che
tengono insieme gli uomini, e che sono i veri fondamenti di una normale vita sociale.
Ma che dire della natura umana? Può essere cambiata? E se no, riuscirà a sopravvivere sotto l’Anarchia?
Povera natura umana, che crimini orrendi sono stati commessi in tuo nome! Ogni sciocco, dal re al
poliziotto, dal parroco ottuso allo scienziato dilettante e senza immaginazione, pretende di parlare con
autorità della natura umana. Quanto più grande il ciarlatano mentale, tanto più decisa la sua insistenza sulla
cattiveria e la debolezza della natura umana. Eppure, com’è possibile parlarne oggi, con ogni anima in prigione, con ogni cuore in ceppi, ferito e menomato?
John Burroughs ha affermato che lo studio sperimentale degli animali in cattività è del tutto inutile. Il loro
carattere, le loro abitudini, i loro appetiti vengono completamente trasformati quando sono strappati al loro
habitat dei campi e delle foreste. Con la natura umana in una gabbia angusta, costretta quotidianamente con
la forza alla sottomissione, come possiamo parlare delle sue potenzialità?
Solo la libertà, l’espansione, l’opportunità e, soprattutto, la pace e la quiete, possono insegnarci i veri fattori
dominanti della natura umana e tutte le sue meravigliose potenzialità.

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