venerdì 10 giugno 2011

Terapia per i gay con esito drammatico

[Stati Uniti - 09.06.2011] - Negli anni Settanta i ricercatori dell’UCLA avevano sperimentato una “terapia” sui bambini che mostravano una tendenza ad avere varianti sessuali, con lo scopo dichiarato di renderli conformi ai tradizionali ruoli. Un modo per guarire dall’omosessualità, pensato da chi pensava che fosse una malattia.

Questo trattamento può essere la causa che ha portato un uomo al suicidio, riferisce Jezebel. Penn Bullock e Brandon K. Thorp, due reporter della CNN, hanno raccontato la sconvolgente storia di Kraig, un bambino di 5 anni che aveva subito un trattamento perché aveva un comportamento troppo femminile.

Colpevole di aver sottoposto il bambino di allora a questa assai discutibile terapia è George Alan Rekers, che ora è un attivista anti-gay e che l’anno scorso è stato scoperto mentre viaggiava con un escort di sesso maschile.

Rekers aveva sottoposto Kraig, a “un sempre più aggressivo regime di premi e punizioni fisiche e psicologiche, prima in laboratorio, poi a casa del bambino.” Alla fine di questo mostruoso percorso di costrizioni e violenze, Rekers aveva dichiarato che Kraig era stato riportato a una “normale identità sessuale maschile”. Nei decenni successivi Kraig è stato più volte citato il letteratura come un caso riuscito di “terapia riparativa”.

Ma Bullock e Thorp sono andati a parlare con la sorella di Kraig, che in realtà si chiamava Kirk Murphy, e hanno scoperto che il trattamento aveva avuto un esito devastante. A 20 anni Kirk si scopre gay, ma non riesce a convivere con la sua sessualità. E nel 2003 si suicida. Ora i due reporter stanno cercando altri bambini a cui è stato fatto lo stesso terribile trattamento all’UCLA.

Le segnalazioni sono molte, i casi sembrano altrettanto drammatici. Altro che successo, la terapia riparativa di Rekers non solo non ha riparato niente, sempre che qualcosa ci fosse da riparare, ma ha creato danni gravi. Gli anni Settanta sono passati. Forse una buona terapia potrebbe essere quella di accettare le proprie e altrui tendenze, che si manifestino da grandi o quando si è ancora bambini

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