domenica 21 agosto 2011

LA SOCIETÀ INDUSTRIALE E IL SUO FUTURO (parte 3)

Come alcune persone si adattano
77. Non tutti nella società industriale tecnologica soffrono di problemi psicologici. Alcuni sostengono persino di essere del tut- to soddisfatti della società cosÍ com'è. Vediamo ora il perché di questa disparità di vedute.
78. Primo, ci sono senza ombra di dubbio differenze nella forza della spinta per il potere. Individui con una spinta debole posso- no avere, relativamente, poco bisogno di passare attraverso il pro- cesso del potere, o almeno uno scarso bisogno di autonomia all'interno di questo processo. Questi sono i caratteri docili che sarebbero stati felici come i neri delle piantagioni del vecchio sud. (Non intendiamo disprezzare i neri delle piantagioni. Diamo atto che la maggior parte degli schiavi non era contenta della propria schiavitù. Ma noi disprezziamo le persone che sono contente del- la loro schiavitù.)
79. Alcune persone possono avere una spinta eccezionale, inse- guendo la quale soddisfano il loro bisogno per il processo del potere. Per esempio, coloro che hanno una spinta particolar- mente forte per lo status sociale possono spendere l'intera vita a salire la scala sociale senza mai annoiarsi.
8O. La gente ha vari gradi di suggestionabilità di fronte alla pub- blicità e alle tecniche di marketing. Alcune persone sono cosÍ influenzabili che pur avendo una grande disponibilità di denaro non riescono a soddisfare la loro costante, insaziabile bramosia per i nuovi giocattoli scintillanti che l'industria del marketing fa penzolare davanti ai loro occhi. CosÍ si sentono sempre finanzia- riamente sotto pressione anche se loro entrate sono notevoli e la loro bramosia è continuamente frustrata.
81. Alcuni hanno una scarsa permeabilità alla pubblicità e alle tecniche di marketing. Sono le persone non interessate al dena- ro. Le acquisizionimateriali non soddisfano il loro bisogno per il processo del potere.
82. Persone mediamente condizionabili dalla pubblicità e dalle tecniche di marketing sono capaci di guadagnare abbastanza denaro per soddisfare i loro desideri, ma solo al costo di un serio sforzo (straordinari, secondo lavoro, promozioni). In questo caso l'acquisizione materiale va incontro al loro bisogno per il proces- so del potere. Ma ciò non vuol dire che questo bisogno sia pie- namente soddisfatto. Essi possono avere una autonomia insuffi- ciente nel processo del potere (il loro lavoro può consistere nel- l'eseguire ordini) e alcune delle loro spinte possono esserefru- strate (per esempio la sicurezza e l'aggressione). (Noi siamo col- pevoli di una eccessiva semplificazione nei paragrafi 8O-82 per- ché supponiamo che il desiderio per l'acquisizione materiale sia, nel suo complesso, una creazione dell'industria della pubblicità e del marketing. Naturalmente non è cosÍ semplice.)
83. Alcuni soddisfano in parte il loro bisogno per il potere iden- tificandosi con una potente organizzazione o con un movimen- to di massa. Un individuo che manca di scopi o di potere si uni- sce a un movimento o a un'organizzazione, adotta i suoi obietti- vi come propri, quindi lavora per questi obiettivi. Quando alcu- ni di questi sono raggiunti, l'individuo, anche se i suoi persona- li sforzi hanno giocato solo una parte insignificante nel loro rag- giungimento, si sente (attraverso la sua identificazione con il movimento o l'orgazzazione) come se fosse passato attraverso il processo del potere. Questo fenomeno fu sfruttato dai fascisti, dai nazisti e dai comunisti. La nostra società lo usa allo stesso modo, sebbene in maniera meno crudele. Esempio: Manuel Noriega costituiva un problema per gli Usa (obiettivo, quindi, punire Noriega). Gli Usa invasero Panama (sforzo) e punirono Noriega (raggiungimento dell'obiettivo). Gli Usa passarono attraverso il processo del potere e molti americani, in virtù della loro identificazione con gli Usa, sperimentarono il processo del potere per delega. Da ciò nacque l'approvazione pubblica del- l'invasione di Panama; essa diede alla gente un senso di potere. Noi vediamo lo stesso fenomeno negli eserciti, nelle aziende, nei partiti politici, organizzazioni umanitarie, movimenti religiosi o ideologici. In particolare, i movimenti di sinistra tendono ad attrarre persone che cercano di soddisfare il loro bisogno di pote- re. Ma per la maggior parte delle persone, l'identificazione con un'organizzazione o movimento di massa non soddisfa piena- mente il bisogno di potere.
84. Un altro modo con il quale si può soddisfare il proprio biso- gno del processo di potere sono le attività sostitutive. Come spie- ghiamo nei paragrafi 38-42, un'attività sostitutiva è diretta verso un obiettivo artificiale; l'individuo la pratica per l'interesse verso il processo di "conseguimento" che ne ricava, non perché ha biso- gno di soddisfare quello scopo specifico. Per esempio non vi è un motivo pratico per costruirsi enormi muscoli, inviare una picco- la palla dentro una buca o acquisire una serie completa di fran- cobolli postali. Tuttavia molte persone nella nostra società si dedi- cano con passione al body-building, al golf oa collezionare fran- cobolli. Alcune persone facilmente influenzabili saranno portate a dare più importanza a una attività sostitutiva perché le persone intorno la considerano importante o perché la società dice che è importante. Questa è la ragione per cui alcuni prendono molto sul serio attività essenzialmente banali come gli sport, il bridge o glischacchi o la ricerca di arcane conoscenze, mentre altri che hanno una visione più chiara le vedono niente altro che come attività sostitutive e di conseguenza non daranno importanza a quel modo di soddisfare il bisogno per il processo del potere. Rimane solo da sottolineare che, in molti casi, il modo in cui una persona si guadagna la vita è anch'essa una attività sostitutiva. Non una pura attività sostitutiva, visto che, in parte, il motivo dell'attività è di ottemperare alle necessità fisiche e (per alcune persone) raggiungere lo status sociale e le agiatezze che la pub- blicità gli fa desiderare. Ma molte persone si sforzano più del necessario per guadagnare denaro e status, e questo sforzo aggiun- tivo costituisce una attività sostitutiva. Questo sforzo addiziona- le, insieme all'investimento emozionale che lo accompagna, è una delle forze più potenti che agiscono verso il continuo sviluppo e perfezionamento del sistema, con conseguenze negative per la libertà individuale (vedi paragrafi 131). Specialmente per gli scienziati più fecondi e gli ingegneri, il lavoro tende a essere in larga misura un'attività sostitutiva. Questo punto è cosÍ impor- tante che merita una discussione a parte (paragrafi 87-92).
85. In questa sezione abbiamo spiegato come molte persone nel- la società moderna soddisfano in misura variabile il loro bisogno per il processo del potere. Ma noi pensiamo che per la maggio- ranza delle persone questo bisogno non sia pienamente soddi- sfatto. Inprimo luogo, coloro che hanno una spinta eccessiva per lo status, o che sono decisamente "agganciati" a una attività sosti- tutiva o che si identificano abbastanza fortemente con un movi- mento o un'organizzazione per soddisfare il loro bisogno di pote- re sono personalità inconsuete. Altri non sono pienamente sod- disfatti dalle attività sostitutive o dall'identificazione con una organizzazione (vedi paragrafo 41, 64). In secondo luogo, un controllo stretto viene imposto dal sistema attraverso una rego- lamentazione esplicita o attraverso la socializzazione, e questo provoca mancanza di autonomia e frustazione, per l'impossibi- lità di raggiungere certi obiettivi e per la necessità di contenere troppi impulsi.
86. Ma anche se la maggior parte delle persone nella società indu- striale teconologica fosse soddisfatta, noi (FC) ci opporremo sem- pre a quella forma di società, perché ( tra le altre ragioni) consi- deriamo degradante soddisfare il bisogno di qualcuno per il pro- cesso del potere attraverso attività sostitutive o attraverso l'iden- tificazione con una organizzazione piuttosto che attraverso la conquista di obiettivi reali.
Le ragioni degli scienziati
87. La scienza e la tecnologia forniscono i più importanti esem- pi di attività sostitutive. Alcuni scienziati dichiarano che sono motivati dalla "curiosità", asserzione semplicemente assurda. La maggior parte degli scienziati lavora su materie almente spe- cialistiche che non sono oggetto di normale curiosità. Per esem- pio un astronomo, un matematico o un entomologo sono curio- si delle proprietà dell'isopropiltrimetilmetano? Di sicuro no. Solo un chimico può esserlo e lo è solo in quanto la chimica è la sua attività sostitutiva. Il chimico è curioso dell'appropriata classifi- cazione di nuove specie di scarabei? No. È una questione che inte- ressa solo l'entomologo, e lo interessa solo perché l'entomologia è la sua attività sostitutiva. Seil chimico e l'entomologo dovesse- ro impegnarsi a fondo per soddisfare i bisogni primari e se qel- lo sforzo permettesse di esercitare le loro capacità in modo sÍ inte- ressante seppure non nel settore scintifico, allora non darebbe- ro alcuna importanza all'isopropiltrimetilmetano o alla classifi- cazione degli scarabei. Supponiamo che la mancanza di fondi per l'educazione scolastica di grado superiore avesse costretto il chi- mico a divenire un agente assicurativo. In quel caso sarebbe sta- to molto interessato alle materie assicurative e per nulla interes- sato all'isopropiltrimetilmetano. In ogni caso non è nomale spendere la quatità di tempo e di sforzi che gli scienziati dedi- cano al loro lavoro per soddisfare una semplice curiosità. Perciò, la spiegazione della "curiosità" come ragione degli scienziati per il loro lavoro non si regge in piedi.
88. La motivazione del "beneficio per l'umanità" non è da meno. Uncerto tipo di lavoro scientifico non ha niente a che vedere con il benessere della razza umana - la maggior parte dell'archeologia e delle linguistiche comparate, per esempio. Altre aree della scien- za invece, possono presentare sbocchi pericolosi. Tuttaavia gli scienziati di queste aree sono entusiasti del loro lavoro allo stesso modo di quelli che scoprono vaccini o studiano l'inquinamento dell'aria. Consideriamo il caso di Edward Teller, che si impegnò a fondo nel promuovere installazioni di energia nucleare. Il suo coinvolgimento derivava dal desiderio di beneficiare l'umanità? Se cosÍ, allora perché Teller non sentÍ alcun coinvolgimento per altre cause "umanitarie"? Se era un tale filantropo allora perché parteci può alla creazione della bomba H? Come per molti altri traguardi scientifici è aperta la questione se il nucleare sia realmente un reale beneficio per l'umanità. L'energia elettrica a basso costo è più importante dei rifiuti che si accumulano e del rischio di incidenti? Teller parlò solo di una parte della questione. Chiaramente questo profondo interesse verso il potenziale nucleare era motivato non da un desiderio di beneficiare l'umanità ma dalla soddisfazione personale che egli trasse dal suo lavoro e dal vederlo attuato.
89. Lo stesso si può dire degli scienziati in generale. Con qual- che rara eccezione le loro ragioni non sono né la curiosità né il desiderio di benessere l'umanità bensÍ il bisogno di passare attra- verso il processo del potere: avere un obiettivo (un problema scientifico da risolvere), fare uno sforzo (ricerca) e raggiungere un obiettivo (soluzione del problema). La scienza è una attività sosti- tutiva perché gli scienziati lavorano soprattutto per la soddisfa- zione che ne ricavano.
9O. Certamente la questione non è cosÍ semplice. Altri motivi giocano un ruolo per molti scienziati. Il denaro e lo status per esempio. Alcuni scienziati possono essere persone con una spin- ta insaziabile per lo status (vedi paragrafo 79) e questo potrebbe essere il motivo principale del loro lavoro. Senza dubbio la mag- gioranza degli scienziati, come la maggioranza della popolazione comune, è più o meno suscettibile alla pubblicità e alle tecniche di marketing e ha bisogno di denaro per soddisfare l'ambizione di possedere determinati beni e servizi. CosÍ la scienza non è pura attività sostitutiva; ma è in gran parte una attività sostitutiva.
91. Inotre la scienza e la tecnologia costituiscono un potente movimento di massa, molti scienziati gratificano il loro bisogno di potere attraverso l'identificazione con esso (vedi paragrafo 83).
92. CosÍ la scienza prosegue la sua marcia alla cieca, senza riguar- do per il reale benessere della razza umana o per ogni altro crite- rio, obbediente sono ai bisogni psicologicidegli scienziati e dei funzionari governativi e dei dirigenti industriali che forniscono i fondi per la ricerca.
La natura della libertà
93. Stiamo arrivando a sostenere che la società industriale te- cnologica non può essere riformata in modo da impedire che essa progressivamente restringa la sfera della libertà umana. Poiché la parola libertà può essere interpretata in molti modi, dobbiamo prima chiarire a che tipo di libertà siamo interessati.
94. Con libertà intendiamo l'opportunità di passare attraverso il processo del potere con obiettivi reali, non con quelli artificiali di attività sostitutive, e senza interferenza, manipolazione o supervisione di alcuno, specialmente di qualche organizzazione. libertà significa essere in grado di controllare (sia come indivi- duo che come menbro di un piccolo gruppo) tutti gli aspetti rela- tivi alla propria vita-morte; cibo, vestiti, riparo e difesa contro qualsiasi pericolo ci possa essere nel proprio circondario. Libertà significa avere potere; non il potere di controllare altre persone ma il potere di controllare le circostanze della propria vita. Nes- suno è libero se qualcun altro (specialmente una grossa organiz- zazione) lo ha in suo potere, non importa con quanta benevo- lenza, tolleranza e permissivismo questo potere sia esercitato. È importante non confondere la libertà con il mero permissivismo (vedi paragrado 72).
95. Si dice che noi viviamo in una società libera perché abbiamo un certo numero di diritti costituzionalmente garantiti. Ma que- sti non sono importanti come sembra.Il grado di libertà persona- le che esiste in una società è determinato più dalla struttura eco- nomica e tecnologica che dalle sue leggi o dalla sua forma di gover- no. La maggior parte delle nazioni indiane del NewEngland era- no monarchie, e molte città del Rinascimento italiano erano com- trollate da dittatori. Ma leggendo di queste società si ha l'impres- sione che esse permettessero molta piÙ libertà personale della nostra. In parte questo accadeva perché non avevano meccanismi efficienti per rinfozare la volontà del reggente: non vi era una for- za di polizia moderna, bene organizzata, non vi erano comunica- zioni rapide tra lunghe distanze, non vierano camere di sorve- glianza, né dossier informativi sulla vita dei cittadini comuni. Quindi era relativamente facile evadere il controllo.
96. Fra i nostri diritticostituzionali consideriamo, per esempio, quello della libertà di stampa. Noi certamente non vogliamo colpire quel diritto; è uno strumento molto importante per limitare la concentrazione del potere politico e tenerlo sotto controllo esponendo pubblicamente qualsiasi comportamento scorretto. Ma la libertà è di epoca utilità per il cittadino medio come individuo. I mass media sono per la maggior parte sotto il controllo di grandi organizzazioni integrate neel sistema. Qualsiasi persona, con pochi soldi, può pubblicare uno scritto o distribuirlo su Internet o simili, ma quello che egli avrà da dire sarà travolto da una enorme quantità di materiale prodotto dai media, quindi non avrà alcun effetto pratico. Colpire l'attenzione della società con le parole è quindi quasi impossibile per la maggior parte degli individui e dei piccoli gruppi. Prendi noi (FC), per esempio. Se non avessimo compiuto alcunché di violento e avessimo inviato il presente scritto a un editore, probabilmente non sarebbe stato pubblicato. Se lo avessero accettato e pubblucato probabilmente non avrebbe attratto molti lettori perché è piÙ interessante il divertimento messo in piedi dai media che legge- re un saggio serio. Persino se questi scritti avessero avuto molti lettori, la maggior parte di loro li avrebbe presto dimenticati vista la massa di materiale con cui i media inondano le loro menti. Per diffondere il nostro messaggio, con qualche probabilità di avere un effetto duratro, abbiamo dovuto uccidere delle persone.
97. I diritti costituzionali sono utili fino a un certo punto, ma non servono a garantire molto di piÙ di quello che potremmo chiamare la concezione borghese della libertà. Secondo la concezione borghese, un uomo "libero" è essenzialmente un elemento di una macchina sociale e ha solo un certo numero di libertà codificare e circoscritte; libertà che sono disegnate per servire i bisogni della macchina sociale piuttosto che quelli dell'individuo. CosÍ l'uomo "libero" borghese ha una libertà economica perché promuove la crescita e il processo; ha libertà di stampa perché la critica pubblica limita il comportamento scorretto dei leader politici; e ha diritto a un giusto processo perché, secondo il sistema, la carcerazione per il capriccio di un potente sarebbe considerato un atto iniquo. Questo fu sicuramente l'atteggiamento di SimÓn BolÍvar. Per lui la gente meritava la libertà solo se la si usava per promuovere il progresso (progresso secondo la concezione borghese). Altri pensatori borghesi hanno avuto un simile punto di vista della libertà come semplice mezzo per fini collettivi. Chester C. Tan nel suo il pensiero politico cinese nel XX secolo (p.2O2) spiega la filosofia del leader del Kuomintang, Hu-Ha-min: “A un individuo sono concessi dei diritti perché egli è un membro della società e la sua vita comunitaria richiede tali diritti. Con comunità Hu intende l'intera società della nazione”. E a p. 259 Tan afferma che secondo Carsum Chang (Chang Chun-Mai, capo del Partito di Stato Socialista in Cina) la libertà deve essere usata nell'interesse dello Stato e della gente considerata nel suo complesso. Ma che tipo di libertà possiede un individuo che può esercitare solo una libertà prescritta da qualcun altro? La concezione di FC della libertà non è quella di SimÓn BolÍvar, Hu, Chang o altri teorici borghesi. Il problema di tali teorici è che hanno fatto dello sviluppo e dell'applicazione delle teorie sociali la loro attività sostitutiva. Conseguentemente, le teorie sono designate a servire i bisogni dei teorici piÙ che i bisogni di qualsiasi persona sufficientemente sfortunata da vivere in una società nella quale quelle teorie sono imposte.
98. Un altro punto deve essere sottolineato in questa sezione non si dovrebbe pensare che una persona ha abbastanza libertà solo perché dice di averla. La libertà è in parte limitata dal controllo psicologico del quale la gente non si rende conto. Inoltre, molte idee della gente su quello che costituisce la libertà sono dettate piÙ dalla convezione sociale che dai bisogni reali. Per esempio, è probabile che molti uomini di sinistra o del tipo sovrasocilizzato dicano che la maggior parte delle persone, inclusi loro stessi, sono socializzati troppo poco piuttosto che troppo, tuttavia il sovrasocializzato di sinistra paga un pesante prezzo psicologico per il suo alto livello di socializzazione.
Alcuni princÍpi di storia
99. Pensa alla storia come la somma di due componenti: una componente eratica che consiste di eventi non prevedibili che seguono un iter non discernibile, e una componente regolare che consiste di tendenze storiche di lungo termine. Qui noi siamo interessati alle tendenze di lungo termine.
1OO. Primo principio. Se viene applicato un piccolo cambiamento che influenza una tendenza storica di lungo periodo quel cambiamento sarà sempre transitorio: la tendenza presto ritornerà al suo stato originale. (Esempio: un movimento di riforma che ha il fine di eliminare la corruzione politica nella società raramente ha piÙ di un effetto a brevetermine; presto o tardi i riformatori si rilassano e la corruzione ritorna. Il livello della corruzione politica in una data società tende a rimanere costante o a cambiare solo lentamente con l'evoluzione della società. Normalmente una epurazione politica sarà permanente solo se accompagnata da cambiamenti sociali diffusi; un piccolo cambiamento nella società non sarà sufficiente.) Se un piccolo cambiamento in una tendenza storica di lungo termine appare permanente è solo perché il cambiamento si muove nella direzione in cui la tendenza si sta muovendo, cosÍ che la tendenza non viene alterata ma solo aiutata a progredire.

Punti da 101 a 134

135. Nel paragrafo 124 abbiamo usato l'esempio del vicino debo- le che viene sconfitto da un vicino forte costringendolo a una serie di compromessi gli prende tutta la terra. Ma supponiamo ora che il vicino forte si ammali tanto da essere incapace di difendersi. Il vicino debole può costringerlo affiché gli ridia indietro la terra oppure può ucciderlo. Se permette all'uomo forte di sopravvivere e si dà da fare solo per riavere la terra è uno stupido, perché quan- do l'altro guarirà se la riprenderà. La sola alternativa possibile per l'uomo debole è di uccidere il piÙ forte quando ne ha la possibilità. Allo stesso modo, dobbiamo distruggere il sistema industriale mentre è debole. Se ci compromettiamo con esso e lo lasciamo guarire dalla sua malattia alla fine ci toglierà tutta la nostra libertà.
I piÙ semplici problemi sociali si sono dimostrati insolubili
136. Se nonostate ciò qualcuno immagina che sarebbe possibi- le riformare il sistema in modo tale da proteggere la libertà dalla tecnologia inducetelo a riflettere su come la società abbia affron- tato altri problemi sociali, molto piÙ semplici e facili, con roz- zezza e senza alcun risultato. Tra le altre cose, il sistema non ha avuto successo nel fermare la degradazione ambientale, la corru- zione politica, il traffico di droga e l'abuso domestico.
137. Prendiamo per esmpio i nostri problemi ambientali. Qui il conflitto di valori è semplice: la convenienza economica attua- le contro il salvataggio di alcune risorse naturali per i nostri nipo- ti. Ma su questo argomento la risposta è solo un mucchio di discorsi a vanvera e di ragionamenti confusi daparte delle per- sone che detengono il potere; mai una linea di azione chiara e fondata, e cosÍ continuiamo ad accrescere i problemi ambientali con cui dovranno vivere in futuro i nostri nipoti. I tentativi di risolvere il tema ambientale consistono in lotte e compromessi tra differenti fazioni, alcune delle quali prevalenti in un dato momento o in un altro. La linea di azione cambia a seconda del- le correnti dell'opinione pubblica. Questo non è un processo razionale, o tale da portare con buona probabilità a una soluzio- ne definitiva e positiva del problema. I maggiori problemi socia- li, se "risolti" del tutto, raramente o mai lo sono attraverso un qualunque piano razionale complessivo. Essi si risolvono solo attraverso un processo nel quale vari gruppi in competizione ricercano il loro proprio interesse, di solito a corto termine, arri- vando (principalmente grazie alla fortuna) a un certo modus vivendi piÙ o meno stabile. Infatti, i princÍpi che abbiammo for- mulato nei paragrafi 1OO-1O6 fanno dubitare che la pianificazio- ne razionale sociale a lungo termine possa avere mai successo.
138. È chiaro, pertanto, che la razza umana ha, tutt'al piÙ, una capacità molto limitata di risolvere i problemi sociali, persino quelli relativamente facili. Come si dovrebbe risolvere allora il problema molto piÙ difficile e sottile di riconciliare la libertà con la tecnologia? La tecnologia presenta vantaggi materiali chiarissi- mi, mentre la libertà è un'astrazione che assume diverso signifi- cato a seconda delle persone e la sua perdita è facilmente coper- ta dalla propaganda chiacchiere inutili.
139. C'è inoltre una differenza importante: è possibile che i nostri problemi ambientali (per esempio) possano un giorno esse- re risolti attraverso un piano razionale complessivo, ma se questo accadrà sarà solo perché è nell'interesse a lungo termine del siste- ma risolvere questi problemi. Invece non è interesse del sistema preservare la libertà o l'aunomia di un piccolo gruppo. Al con- trario, è nell'interesse del sistema allargare il piÙ possibile il con- trollo del comportamento umano. CosÍ mentre le considera- zioni pratiche possono alla fine obbligare il sistema ad avere un approccio razionale e prudente ai problemi ambientali, conside- razioni egualmente pratiche spingeranno il sistema a regolare il comportamento umano ancora piÙ accuratatamente (di preferen- za con mezzi indiretti che dissimuleranno l'attacco alla libertà). Questa non è solo la nostra opinione. Eminenti scienziati socia- li (per esempio James Q. Wilson) hanno sottolineato l'impor- tanza di preparare meglio le persone alla "vita sociale".
14O. Confidiamo di aver convito il lettore che il sistema non può essere riformato in modo tale da conciliare la libertà con la tecnologia. Il solo modo è di fare completamentte a meno del sistema industriale tecnologico. Questo implica la rivoluzione, non neccessariamente un'insurrezione armata, ma certamente un cambiamento radicale e fondamentale nella natura della società.
141. La gente pensa che poiché la rivoluzione implica un cam- biamento molto piÙ radicale della riforma sia piÙ difficile deter- mnarla. In realtà, in certe circostanze, la rivoluzione è piÙ facile che la riforma. La ragione è che un movimento rivoluzionario può ispirare una intensità di impegno che un movimento di rifor- ma non può ispirare. Un movimento di riforma offre solo la pos- sibilità di risolvere un problema sociale particolare. Un movi- mento rivoluzionario offre la possibilità di rsokvere tutti i pro- blemi in un colpo solo e di creare un mondo interamente nuovo; fornisce il tipo di ideale per il quale la gente accetterà di accol- larsi un rischio e di fare grandi sacrifici. Per queste ragioni sareb- be molto piÙ facile rovesciare l'intero sistema tecnologico che imporre restrizioni e divieti permanenti allo sviluppo dell'appli- cazione di qualunque segmento della tecnologia, come l'inge- gneria genetica. In condizioni opportune un grande numero di persona potrebbe dedicarsi con passione a una rivoluzione con- tro il sistema industrile-tecnologico. Come notavamo nel para- grafo 132, i riformatori che cercano di limitare certi aspetti del- la tecnologia potrebbero impegnarsi per evitare un danno. Ma i rivoluzionari lavorano per ottenere una altissima ricompensa: la realizzazione della loro visione rivoluzionaria, e quindi lavorano più duramente e con più tenacia dei riformatori.
142. La riforma è sempre frenata dalla paura delle possibili conse- guenze negative in caso di cambiamenti poco prevedibili. Ma, una volta che la febbre rivoluzionaria ha preso piede in una società, la gente è disposta ad affrontare infinite avversità per fine della rivoluzione. Questo fu dimostrato chiaramente nella rivoluzione fracese e russa. Potrebbe essere accaduto, in quei casi, che solo una minoranza della popolazione fosse realmente impegnata nel- la rivoluzione, ma questa minoranza era sufficientemente ampia e attiva da divenire la forza dominante nella società. Riparleremo più a lungo della rivoluzione nei paragrafi 180-105.

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